Una saliera o un prodigio di raffinatezza? Il centro tavola del fiorentino Benvenuto Cellini divenuto leggenda. È conservato con altre meraviglie presso il Kunsthistorisches di Vienna
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CHI ERA BENVENUTO CELLINI
Benvenuto Cellini musico, scrittore, scultore ed orafo nacque a Firenze nel 1400 e arrivò a Roma a soli diciannove anni. Ivi ricevette importanti commissioni eseguendo gioielli e suppellettili per grandi famiglie romane e per lo stesso papa Clemente VII come i candelabri per il vescovo di Salamanca e un prestigioso gioiello per la famiglia Chigi. Frequentò poi le migliori corti d’Europa. Come Caravaggio, anche Cellini è celebre per il suo temperamento sanguigno e il suo carattere ribelle e indocile. Venne coinvolto in numerose risse con aristocratici ma anche con gli artisti che gravitavano intorno alla Curia romana. Venne persino incarcerato a Castel Sant’Angelo e fu protagonista di una fuga. Costretto a partire nel 1540, abbandonò l’Urbe, la Città Eterna, per recarsi in Francia, ospite della rinomata corte del re. Vi rimane fino al 1543. Fu in questo periodo che Francesco I gli diede un particolare incarico.
LA SALIERA DI FRANCESCO I
Qual era l’incarico? Realizzare un centro tavola che doveva spiccare e rifulgere durante i banchetti lussuosi. Ecco che nasce così la Saliera ora perla del Kunsthistorisches Museum Wien. Piccola scultura su base ovale, alta solo 26 centimetri (26×33 cm), è il capolavoro dell’artista ma soprattutto vessillo del Manierismo europeo e una delle opere d’arte applicate più conosciute universalmente. Già le minuziose opere di Cellini, non più proprietario di bottega ma virtuoso per la quale principi e cardinali dovevano competere, erano riservato a un pubblico d’élite, ma in questo caso bisognava conquistare il cuore del re di Francia, passando per il senso della vista.
COSA RAPPRESENTA LA SALIERA
Una figura maschile rappresenta l’Oceano, impugna un tridente e ha appunto le fattezze di Nettuno. Accanto al possente dio del mare si nota un galeone ornato di mascheroni, recipiente usato per il sale.
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La donna rappresenta invece la Terra, è quindi assimilabile a Gea. Incoronata da una ghirlanda di fiori e frutta e seduta su un elefante schiacciato a foggia di cuscino, ornato peraltro da un drappo blu con i gigli d’oro, emblema della corona francese. Intorno a lei si stende un prato fiorito in smalto verde popolato da animali come un cane e una salamandra avvolta da fiamme. La mano sinistra preme sul seno, colmo di latte e simbolo di fertilità, mentre la destra accarezza il tappeto vegetale. Accanto a lei si nota un tempietto che ha la funzionalità – perché si possiamo parlare di funzione oltre che di incredibile fattezza ed estetica – di raccogliere il pepe. Il tempesto è a forma di arco di trionfo – a triplice fornice, lo stesso che caratterizza l’Arco di Costantino – ed è arricchito da sculture e gigli di Francia.
L’UNIONE TRA NETTUNO E GEA, METAFORA DELLA PRODUZIONE SALINA
Le gambe delle due figure si incrociano (da notare il dettaglio del piede di Gea che sfiora il polpaccio di Nettuno), perché? Così spiega l’autore stesso: “s’intramettevano le gambe sì come entra certi rami del mare infra la terra, e la terra infra del detto mare”. Il nodo di carne allude all’incontro simbolico del Mare con la Terra che da’ vita alla produzione salina. Sulla base di ebano sono incassate 4 minuti gruppi scultorei che richiamano i capolavori di Michelangelo delle Tombe Medicee e personificano le 4 fasi del giorno: Aurora, Giorno, Crepuscolo e Notte.
Nel 2003 fece scalpore la notizia del furto dell’opera ritrovata poi 3 anni dopo. Il responsabile del furto? Fu il cinquantenne Robert Mang…avremmo potuto perdere un tesoro dell’oreficeria, oggi per fortuna ancora fruibile con gli occhi e la mente da tutti coloro che visitano il Kunsthistorisches Museum di Vienna.
– Giorgia Basili
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