Il legame tra pittura e atmosfera è emerso in diversi modi e momenti nel corso della storia dell’arte moderna. In primis, è necessario specificare cosa si intende per atmosfera: formata dall’unione delle parole greche atmos e sphera, rispettivamente vapore e cerchio, è una concezione davvero ampia e dalle molte sfaccettature formata dalla sintesi di dimensioni come quella luministica, paesaggistica e ariosa.
I primi studi sull’atmosfera di Leonardo da Vinci
Fu Leonardo da Vinci ad avviare gli studi sulla prospettiva atmosferica (detta anche prospettiva aerea). Basandosi sul presupposto che l’aria non fosse completamente trasparente ma che si sfumasse con l’aumentare della distanza e che fosse il mezzo di trasmissione della luce, cominciò a sfumare gli oggetti e gli elementi della natura sulla base della lontananza dall’osservatore.
Scrisse nel Trattato della pittura Da Vinci: «Evvi un’altra prospettiva, la quale chiamo aerea imperocché per la varietà dell’aria si possono conoscere le diverse distanze di varî edifici terminati ne’ loro nascimenti da una sola linea, come sarebbe il veder molti edifici di là da un muro che tutti appariscono sopra l’estremità di detto muro d’una medesima grandezza, e che tu volessi in pittura far parer più lontano l’uno che l’altro; è da figurarsi un’aria un poco grossa».
Secondo l’Enciclopedia Treccani, invece: «La prospettiva aerea è la forma di rappresentazione, di natura soprattutto artistica, che ricerca le variazioni di intensità luminosa e di gradazioni di toni in rapporto alle distanze, allo spessore dello strato d’aria interposto, alla posizione della sorgente luminosa».
«Sant’Anna, la Vergine, il Bambino e l’Agnello» di Leonardo da Vinci
Una delle opere più iconiche in cui l’artista toscano usa la prospettiva atmosferica è Sant’Anna con la Vergine, il Bambino e l’Agnello. Si tratta di un olio su tavola realizzato tra il 1510 e il 1513 e conservato oggi al Museo del Louvre di Parigi.
Il dipinto ha come protagonista la Vergine con sua madre Anna e il giovane Bambino il quale afferra un agnellino: la composizione del trio simbolo delle tre generazioni della famiglia di Cristo è realizzata tramite una struttura piramidale.
Ciò che è estremamente significativo nel dipinto è la resa atmosferica (in particolar modo nella sua valenza luministica) del paesaggio alle spalle della famiglia. Le montagne risultano sfumate rispetto al primo piano ma legate ad esso tramite la capacità connettiva che Da Vinci è riuscito a conferire alla luce.
La luce come entità atmosferica autonoma nelle tele di William Turner
Moltissimi sono stati nei secoli gli artisti influenzati dall’artista toscano: a comprenderne e rielaborarne la lezione nel corso del XVI secolo furono in particolar modo i pittori fiamminghi. Poi, grandi innovatori furono sicuramente i pittori romantici, capitanati da William Turner.
La modernità di Turner si evince dal fatto che l’intera ricerca dell’artista si focalizzi sul tentativo di intercettare la luce immobilizzandola sulla tela. La luce viene vista come un’entità atmosferica autonoma, capace di modellare i corpi e gli oggetti.
Per arrivare ad una totale rivoluzione, che segna una cesura nella storia dell’arte, sulla resa atmosferica del paesaggio bisogna aspettare però l’Impressionismo.