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Jan van Eyck: il padre della pittura fiamminga

Nato a Maaseik in Belgio intorno al 1390 , Jan van Eyck è considerato il padre della pittura fiamminga; a lui viene attribuito uno dei primi utilizzi della tecnica ad olio.

Le notizie sulla vita dell’artista sono scarse: nel corso della giovinezza lavorò una miniatura diversa , per poi dedicarsi a polittici religiosi a partire dagli anni Trenta del Quattrocento. La fama di van Eyck è legata soprattutto ai ritratti, il cui primo noto è Uomo con anello nel quale sono già riscontrabili tutte le caratteristiche della corrente fiamminga: la posa di tre quarti, l’attenzione ai dettagli e la pittura ad olio.

Uomo con anello, Jan van Eyck, 1430, olio su tavola

Uomo con anello, Jan van Eyck, 1430, olio su tavola

L’identità del soggetto dipinto, sul quale si possono fare solo ipotesi, risulta di importanza secondaria rispetto alle novità apportate dal pittore fiammingo che perfeziona il suo stile con due ritratti successivi: Ritratto di uomo con turbante rosso e Ritratto dei coniugi Arnolfini.

Ritratto di uomo con turbante rosso

Olio su tavola del 1433, è considerato da molti critici un autoritratto dell’artista.L’opera raffigura un uomo maturo di tre quarti che guarda lo spettatore: lo sguardo è fermo e conferisce grande espressività all’effigiato, il quale viene rappresentato con una minuziosa attenzione al dettaglio tipica di van Eyck: basti osserva la barba appena accennata, le rughe, le occhiaie e la meticolosità con cui è stato dipinto il turbante rosso. L’originale cornice dorata riporta i dati della realizzazione e la scritta «Als ich kann» («Faccio quello che posso»).

Ritratto di uomo con turbante rosso, Jan van Eyck, 1433, olio su tavola

Ritratto di uomo con turbante rosso, Jan van Eyck, 1433, olio su tavola

Ritratto dei coniugi Arnolfini

« Johannes de Eyck fuit hic, 1434 »: così l’artista firma la sua opera più famosa. Si tratta di un ritratto differente rispetto al tradizionale topos fiammingo: il fondo, infatti, non è uniforme e scuro ma la scena è ambientata in una ricca camera da letto, rappresentata fedelmente in ogni dettaglio. Un letto a baldacchino rosso, un elegante lampadario e una finestra a croce spiccano i due protagonisti: il mercante lucchese Giovanni Arnolfini e la moglie. I due si trovano in piedi in centro alla stanza e si tengono per mano: lui alza la mano destra in segno di giuramento mentre lei si tiene la mano sul ventre ad indicarne la fertilità . Il cane ai piedi degli sposi, invece, è simbolo di fedeltà.

Il dipinto è particolarmente innovativo per il dettaglio alle spalle degli effigiati: uno specchio convesso che riflette l’intera stanza, mostrando davanti agli sposi due uomini, uno vestito di blu e uno di rosso, forse lo stesso artista. Sicuro è il rimando religioso dato dalla rappresentazione dei dieci episodi della Passione di Cristo sulla cornice e dalla presenza dei due uomini come testimoni del giuramento del fidanzamento. Particolarmente suggestiva è l’idea che van Eyck inserisce una dimensione metapittorica rivoluzionaria (nei secoli successivi più volte imitata) che sembra suggerire che ad essere riflesso sia in realtà lo spettatore, il quale assiste in una dimensione extratemporale ad un giuramento eterno.

Ritratto dei coniugi Arnolfini, Jan van Eyck, 1434, olio su tavola

Ritratto dei coniugi Arnolfini, Jan van Eyck, 1434, olio su tavola

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