Con cornice: cm 143 x 103
Firmato e datato in basso a sinistra
Provenienza: Milano, Galleria Schettini
Scopre la sua vocazione artistica da ragazzo e si iscrive all’Accademia di Brera dove segue i corsi di Aldo Carpi e Achille Funi. Vince la borsa di studio Brussadelli che gli permette di trasferirsi a Parigi dove segue un corso di scultura diretto da Zadkine all’Académie des Beaux-Arts. Frequenta lo studio di Severini insieme al quale condivide le ricerche neo-cubiste che avranno parte importante nella sua formazione artistica e culturale.
Per otto anni vive fuori Italia, dipingendo ed esponendo assiduamente. Ottiene numerosi premi e riconoscimenti, sia in patria che all’estero. Importante è la sua partecipazione alla mostra collettiva tenutasi nei saloni degli “Amici della Francia” a fianco di De Pisis, Carrà, Morandi, Sironi, Campigli. Alterna i suoi soggiorni parigini con le partecipazioni a mostre collettive italiane. Nel 1951 vince il Premio S. Fedele per giovani artisti e nel 1952 vince il primo premio nazionale con l’opera Il suonatore di balalaika. Lo stesso anno lascia Parigi per soggiornare a Londra e in Brasile. Nel 1960 vince due premi nazionali “Città di Busseto” e nel 1962 entra nel Gruppo della Galleria Bernheim di Parigi. L’anno seguente la galleria stessa gli allestisce un’importante personale. Parallelamente partecipa alla mostra della Bibbia organizzata nei saloni del Palazzo Reale di Milano con l’opera Lotta fra Giacobbe e l’Angelo. Nel 1966 vince un premio alla mostra nazionale tenutasi presso gli Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano sul tema della maternità. Nel 1967 la galleria Il vertice gli organizza una personale e una sua mostra antologica è allestita al Teatro Regio di Parma.
Rifiutando la pittura accademica, e il delicato colorismo ottocentesco, le sue tele sono caratterizzate dall’ampio formato e dalla violenta disposizione dei colori puri. Come l’artista stesso afferma: “…E’ difficilissimo raccordare in un solo quadro innumerevoli colori puri, come è altrettanto arduo risolvere un’opera di grandi dimensioni…”.
La critica parla spesso di lui. Leonida Repaci scrive: “… Nei quadri di Bertoloni tutto ciò che è passato dagli Impressionisti ad oggi pare riproposto storicamente per avere la riprova che tutte le civiltà pittoriche posseggono nessi occulti, le cui conseguenze non sono sempre determinate dalle premesse. C’è in Bertoloni una coesistenza di ere artistiche diverse e anche opposte nel tempo …”.
Eva Tea, invece dice: “…Bertoloni non compone, inventa; e la sua invenzione ha fonti inaspettate, che lui solo ci può scoprire…”.
Il dipinto è in buone condizioni.
Restiamo a disposizione per ulteriori informazioni.