Coppia di dipinti raffiguranti Paesaggi con rovine e personaggi
Misure: tele cm L 82 x H 66; con cornici cm L 98 x H 82 x P 6
I due pregevoli dipinti, realizzati ad olio su tela, raffigurano paesaggi con capricci architettonici animati da alcune figure. Il capriccio architettonico, genere artistico che si fa strada nella pittura italiana a partire dal XVII secolo, è caratterizzato dalla raffigurazione di architetture fantastiche o invenzioni di tipo prospettico, talvolta combinate con elementi tratti liberamente dalla realtà.
Nelle opere osserviamo grandi fornici, colonnati e fregi caduti in rovina, posti in prospettiva in modo da creare una profondità maggiore, sono abitati da vegetazione spontanea che ne ricopre in parte la sommità. Attorno altri elementi architettonici di gusto classico, quali sarcofagi e vasi, smuovono ed equilibrano la composizione. Verzure tingono il terreno, che sfuma all’orizzonte in pianure con alcuni piccoli e distanti edifici, mentre alcune montagne rocciose si perdono lontane, creando una scenografica quinta che sottolinea e amplifica l’effetto della linea di fuga prospettica degli edifici.
Alcune figure di gentiluomini che si intrattengono in discorsi, accompagnati da un cane, altri viandanti e personaggi tratti dalla vita rurale animano la composizione.
Si evidenzia una notevole qualità pittorica con cui l’artista traccia i personaggi e le rovine e una cromia luminosa e ben equilibrata, giocata su toni delicati e in armonia tra loro.
Stilisticamente le opere sono certamente attribuibili al pittore bolognese Gaetano Ottani (Bologna, 1708 – Torino, 1801).
Gaetano Ottani nacque a Bologna nel 1708. Purtroppo sull’artista manca ancora uno studio monografico. La data di morte da molti erroneamente ancora indicata nel 1808 è invece il 14 gennaio 1801 quando l’artista aveva ben 92 anni. Era dunque nato nel 1708, e non nel 1720-24 come molti riportano (per la registrazione dell’atto di morte al Comune di Torino, cfr. Archivio Storico del Comune di Torino, Rubriche degli Atti di morte, vol. 37: giovedì 15 gennaio 1801 “Gaetano Ottani - 92 - vecchiaia - S. Filippo”. L’atto di morte di Ottani, citato dal San Martino, è conservato tra i documenti della parrocchia di San Filippo di Torino).
Ottani si formò nella città natale, studiando all'Accademia Clementina. Ebbe una complessa carriera come scenografo, come pittore e come tenore, assai apprezzato a livello italiano. Si dedicò in prevalenza alla pittura da cavalletto, e in particolare al genere del capriccio, spesso con vedute di rovine e di marine di fantasia ricche di particolari, visioni notturne su colonnati. Prese dapprima a esempio Pietro Paltronieri, il Mirandolese; alla maturazione dello stile dovette concorrere lo studio degli artisti conosciuti nei viaggi intrapresi come cantante d’opera. Fu molto influenzato dai modi del grande scenografo Ferdinando Galli Bibiena.
Tenore, e dunque nel sistema delle voci del dramma per musica di metà Settecento predestinato alle parti di sovrano e di genitore, cantò sempre soltanto nell’opera seria. Diego Tufarelli, impresario al S. Carlo in quegli anni, aveva scritturato Ottani considerandolo il tenore «più accreditato che oggi sentesi, [...] musico nuovo, ben fatto e assai virtuoso» (Croce, 1891, p. 436).
A Bologna, durante il periodo degli studi, Ottani conobbe il pittore piemontese Carlo Filippo Alberti, artista torinese, specialista di composizioni architettoniche e scenografie presso la corte sabauda, e con lui venne a Torino a lavorare nel 1749.
Prestò quindi servizio per la corte in qualità di pittore e cantante. Nella capitale Sabauda, nel 1770, incontrò Charles Burney, che lodò in lui sia la padronanza dei mezzi tecnici ed espressivi di cantante sia l’abilità di pittore.
In qualità di pittore, Gaetano ricevette dalla corte sabauda numerose commissioni per la decorazione di ville e palazzi nel Torinese. Il suo stile si caratterizza per un segno d’immediatezza bozzettistica, accompagnato da un senso narrativo di matrice veneta; le sue invenzioni si esprimono in elaborate architetture in stile classico o gotico di gusto marcatamente scenografico.
Il 7 ottobre 1766 fu ammesso nell’Accademia Clementina di Bologna. Nel 1770 risulta membro dell’Accademia di Belle Arti di Verona; nel 1773 fu aggregato come accademico d’onore in quella di Parma. Nello stesso anno si firmò «virtuoso di pittura e di musica dell’emi.so sign. cardinale Alessandro Albani», famoso collezionista e diplomatico filopiemontese. A Torino fu membro della Compagnia di s. Luca, di cui fu priore nel 1782.
Dal 1774 è al servizio di Vittorio Amedeo III, asceso al trono l’anno precedente. Con l’avvento del gusto neoclassico si affievolì l’interesse per il paesaggismo pittoresco di cui era specialista e nell’ultimo decennio diradò sempre più l’attività. Nel 1800 le fonti lo descrivono «infermo e povero» (Moffa, 1990, p. 87); morì a Torino all’inizio nel 1801.
Nelle tele oggetto di questo studio ritroviamo molti dei caratteri stilistici propri di Gaetano Ottani e sono inoltre presenti alcuni dettagli molto vicini ad altre opere firmate o considerate autografe dalla critica.
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