Olio su tavola. Misure: cm 60 x 41,5. cornice L 55 x H 73 x P 5
Il pregevole dipinto raffigura la scena biblica in cui i quattro soldati preposti alla sorveglianza del Gòlgota, ai piedi della croce su cui è crocefisso Gesù, giocano alla sorte la tunica di Cristo. L’episodio è riportato dettagliatamente nel Vangelo secondo Giovanni (19, 23-24). I soldati, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato. La tunica di Cristo era invece senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo. Perciò dissero tra loro: “Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca”.
L’opera è stata attribuita dallo storico dell’arte Fred Meijer, esperto di arte fiamminga e olandese del XVII secolo, al pittore fiammingo conosciuto sotto al nome “Monogrammista H.C.”. Questo artista fu attivo nei Paesi Bassi del sud nel XVII secolo ed è noto per le sue scene di genere: osterie del villaggio con contadini che giocano e bevono, chiromanti, allegre compagnie, interni domestici. Il monogramma 'HC' (o 'HG') era identificato come la firma dell'artista di Anversa Willem van Herp. Il dizionario biografico tedesco degli artisti Thieme-Becker raggruppava un certo numero di opere tradizionalmente attribuite a van Herp, che vennero invece restituite a questo artista con il nome 'Pseudo Herp'. Più recentemente Fred Meijer ha potuto individuare, attraverso il ritrovamento di alcune opere firmate con il monogramma H.C., un corpus di dipinti che potevano essere restituite a questo artista. Tra queste vi sono opere precedentemente attribuite a va Herp, a Pieter Codde, ad Adriaen Rombouts, e a David Ryckaert III. Il Monogrammista H.C. attivo ad Anversa deve essere distinto da un artista, anch’egli indicato come Monogrammist H.C., che tuttavia era attivo nei Paesi Bassi del Nord come pittore di paesaggio.
Dal confronto stilistico con le opere oggi riconosciute al Monogrammista H.C. si evidenziano decise vicinanze nella tipologia di pennellata e nella maniera di trattare le figure e i volti, i panneggi, gli sfondi; altrettanto comparabile è la tavolozza cromatica utilizzata, giocata nei toni dei bruni e delle terre rosse dalle quali spicca solitamente un particolare di un abito, trattato con un azzurro polvere.