Paesaggio romano con il ponte Milvio e figure
Metà del XVIII secolo
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Il dipinto raffigura un suggestivo tratto di paesaggio campestre romano con il ponte Milvio attraversato da alcuni viandanti. In primo piano, posti davanti al ponte, alcune figure vivacizzano la scena. Il ponte è identificabile con sicurezza con il celebre ponte Milvio (Pons Mulvius), uno dei più antichi e importanti di Roma. Originariamente in legno e fatto probabilmente costruire da un censore della gens Mulvia nel IV secolo a.C., fu ricostruito in muratura nel 109 a.C., dal censore Marco Emilio Scauro. Durante il Medioevo il ponte rimase la principale via di accesso a Roma. Sotto papa Callisto III (1455) la torre in legno fu sostituita da un torrione quadrato. Il 26 giugno 1731 fu collocata sul parapetto del ponte la statua di san Giovanni Nepomuceno, raffigurata nel dipinto, ad una estremità del ponte. La scultura fu commissionata ad Agostino Cornacchini (Pescia, 26 agosto 1686 – Roma, 1754) dal nobile boemo, cardinale Michele Federico d'Althann. San Giovanni Nepomuceno, di origine boema, annega nella Moldava nel 1393. E’ considerato protettore degli annegati ed è invocato contro le alluvioni. E’ anche considerato protettore dei giuramenti segreti e il putto posto alla base della statua ha l’indice della mano destra sulla sua bocca quasi per ricordare il silenzio. Il santo fu canonizzato nel 1729 da Benedetto XIII e la statua fu posta nel 1731. E’ dunque dopo a questo momento che deve essere datato il dipinto, eseguito comunque entro la fine del XVIII secolo in quanto nel XIX la fisionomia del ponte cambia. Papa Pio VII incarica nel 1805 l’architetto Valadier dei lavori di sistemazione.
Si costruirono due arcate laterali e il torrione viene ristrutturato con l'apertura del grande arco d'ingresso. Nel 1825 davanti al torrione vennero sistemate due statue, opera di Francesco Mochi, della metà del XVII, e rappresentanti il Battesimo di Cristo. Un'ultima statua prende il suo posto su Ponte Milvio nel 1840: si tratta della statua dell'Immacolata di Domenico Pigiani posta in posizione simmetrica a quella di S. Giovanni Nepomuceno. Il ponte, fatto in parte saltare da Garibaldi nel 1849 per ostacolare l’avanzata dei Francesi, fu restaurato nel 1850 da Pio IX.
Ponte Milvio è molto caro ai romani ed è ricordato per diverse vicende storiche. Nei giorni della congiura di Catilina, Cicerone fece appostare i suoi uomini sul ponte per tendere un agguato e far arrestare i delegati dei Galli Allobrogi, che si trovavano a Roma per stringere un patto con alcuni congiurati. Il ponte fu poi teatro degli scontri tra Otone e Vitellio nel 69 d.C. e ancora fece da scenario all'ingresso trionfale di Settimio Severo e delle sue truppe nel 193 d.C.. Nel 312 d.C. si svolse la vicenda finale della famosa battaglia di Ponte Milvio, combattuta tra Massenzio e Costantino: dopo la ritirata delle truppe di Massenzio, l'imperatore nel tentativo di attraversare il ponte cadde nel Tevere e perse la vita.
Sono diversi gli artisti settecenteschi che si lasciarono ispirare dal fascino dell’antico ponte Milvio, proprio in un periodo in cui il paesaggio romano e i reperti antichi rappresentavano soggetti molto richiesti dalle committenze. Tra i numerosi esempi vi è l’incisione di Giuseppe Vasi, che propone un punto di vista molto simile a quello della nostra tela, e Giovanni Battista Piranesi. In entrambe la statua di san Giovanni è già stata collocata e siamo prima dell’intervento del Valadier.
Il pittore va ricercato tra gli artisti attivi a Roma a metà Settecento e tra i seguaci di Paolo Anesi. Anesi (Roma, 9 luglio 1697 – Roma, 1773) è uno dei maggiori pittori vedutisti ed incisori romani del settecento. Si specializza nella pittura di paesaggio e nella tecnica dell’acquaforte, riproducendo, con una certa libertà, i dintorni di Roma. Nelle vedute si allontana dalla regola analitica e documentaria vanvitelliana e al fasto decorativo del contemporaneo Giovanni Paolo Panini e i suoi paesaggi sono sovente vivacizzati da figure di viandanti. Stilisticamente il dipinto in oggetto può essere confrontato con opere di Anesi ascrivendo dunque alla cerchia dei suoi seguaci la mano del pittore.