Madonna in preghiera
Olio su tela, 67 x 55 cm
Cornice coeva, in legno dorato, finemente intagliata, 74 x 60 cm
La raffinata Madonna in preghiera esaminata è tradizionalmente attribuita a Carlo Cignani (1628-1719), uno dei massimi interpreti del classicismo emiliano tardo-barocco. L’opera presenta tutte le caratteristiche stilistiche tipiche del pittore: la levigatezza dei volti, la morbidezza dei passaggi chiaroscurali e la compostezza estatica dell'espressione, come evidenziano anche i confronti con le opere note del maestro. Da citare sono la Vergine con il Bambino del Museo Condé (Château de Chantilly) per la medesima posa estatica e il trattamento levigato dell'incarnato, ma anche la Santa Cecilia passata sul mercato antiquario nel 2015, con cui probabilmente condivide lo stesso cartone, data la medesima composizione (Freeman Fine Arts, Philadelphia USA, 27/01/2015 - Lotto 36, $ 6,000).
Cignani fu allievo di Francesco Albani e ispirato da Guido Reni e Correggio. Fondatore dell’Accademia del Nudo a Bologna e attivo a Parma, Forlì e Roma, la sua pittura si distingue per l'eleganza formale, il cromatismo delicato e l’equilibrio compositivo. Tra i suoi allievi si annoverano Marcantonio Franceschini e Donato Creti.
La Vergine è qui rappresentata con lo sguardo rivolto al cielo, immersa in un’atmosfera di intensa spiritualità, con una mano portata enfaticamente al petto, mentre nell’altra regge un libro di preghiere. La luce scivola delicatamente sul volto e sulle mani, sottolineando il candore e la purezza della figura, alludendo al suo ruolo di mediatrice verso il Figlio.
L’atteggiamento di preghiera e raccoglimento della Vergine si lega iconograficamente sia al tema della Madonna orante che a quello della Vergine Annunciata. La posizione delle mani, l’espressione di sommessa accettazione e l’eleganza del manto blu richiamano numerose raffigurazioni dell’Annunciazione, in cui Maria, sorpresa dalla presenza divina, esprime il suo “fiat” con grazia e umiltà.
Tale iconografia fu molto cara alla pittura devozionale del XVII secolo, soprattutto in ambito emiliano, dove Cignani operava. In particolare, la resa intimista e raccolta della scena trova forti consonanze con modelli di Correggio e di Guido Reni, ai quali Cignani guarda come ideali espressivi di spiritualità e bellezza composta.
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