Giosuè Meli
Nato a Luzzana, piccolo paese collinare della Val Cavallina in provincia di Bergamo, l'inclinazione di Giosuè per la scultura si manifesta molto presto: a soli 16 anni scolpisce un Cristo morto in legno oggi conservato nella parrocchia di Luzzana. Tra il 1836 e il 1840 il giovane artista frequenta l'Accademia Carrara di Bergamo. Nel 1838 perse il padre, sulla cui tomba realizzò una lapide in marmo di Carrara raffigurante una figura femminile addolorata alla maniera di Canova. A quel periodo risale il grande bassorilievo scolpito nella roccia viva di Luzzana e chiamato "Il Gigante".
Nel 1840, grazie al mecenatismo di alcuni personaggi di spicco della società bergamasca dell'epoca come la nobildonna Lucia Prezzati, il conte Leonino Secco Suardo, Giosuè Meli si trasferisce a Roma alla ricerca di un linguaggio espressivo tra Neoclassicismo e Romanticismo.
L'opera in marmo Innocenza e fedeltà (1854) è esposta al Museo di Stato Russo in una sala del Palazzo Stroganov di San Pietroburgo. La scultura fu acquistata dalla zarina Alessandra, moglie dello zar Nicola I. Appassionata collezionista d'arte, l'imperatrice visitò lo studio di Meli durante uno dei suoi viaggi in Europa e acquistò l'opera.
Il Maestro morì a Roma il 22 febbraio 1893, fu sepolto nel cimitero romano del Verano. La figura di Giosuè Meli, dopo anni di oblio, grazie all'opera dei suoi biografi (Don Felice Bellini e Carlo Pinessi) riemerge dal passato delineando il profilo di un grande dell'Ottocento. Solo cinquanta opere scultoree sono attualmente registrate in Italia e all'estero.
Alcune opere sono conservate nella sua città natale, presso il Museo d'Arte Contemporanea di Luzzana - Donazione Meli. Una sala speciale contiene alcune sculture, tra cui "I quattro putti" recuperati a Boston (USA), un busto raffigurante la figlia di Lucia Prezzati, sua benefattrice e la lapide che il giovane Giosuè Meli fece scolpire in memoria del padre Giovanni.