Francesca Volò Smiller, detta Francesca Vincenzina(Milano, 1657-1700)
Natura morta con fiori, ortaggi, grappoli d’uva e putti
Olio su tela, cm 102x150
Comunicazione orale del Prof. Gianluca Bocchi
Il ritrovamento, nel 1998, di alcune tele firmate "FRANCESCA VICENZINA” da parte di Gianluca e Ulisse Bocchi ha costituito la spinta determinante per l'approfondimento conoscitivo di una pittrice altrimenti quasi completamente dimenticata, le cui opere venivano regolarmente assegnate dalla critica alla mano dell’allora maggiormente noto fratello Giuseppe, a cui ci si riferisce generalmente come Vicenzino.
Francesca Vincenzina nasce e si forma in seno alla famiglia Volò, una stirpe di pittori dediti alla natura morta facente capo al padre Vincenzo e proseguita con i figli Margherita, Francesca, Giovanna, Giulio, Giuseppe, Antonio e la nipote Domenica. Tutti i riscontri cronologici portano a considerare Giovanna, di cui per ora non conosciamo direttamente nessun dipinto, e soprattutto Francesca le fonti cui Giuseppe possa aver attinto per sviluppare la propria arte: il padre morì infatti quando egli aveva solo nove anni, mentre la sorella maggiore Margherita era già sposa di Ludovico Caffi e si era stabilita a Cremona nel 1667: questa semplice deduzione ci è di utile spiegazione al fatto che per tanti anni, senza il conforto delle tele firmate pubblicate, di tutti i dipinti vincenziniani sia stata fatta una grande ammucchiata finita a ridosso dell'unico che si conosceva, l'ultimogenito Giuseppe. L'attenta, continua e meticolosa indagine, portata avanti in primo luogo da Ulisse e Gianluca Bocchi, del corpus pittorico da Giuseppe Vicenzino e di quello di sua sorella Francesca ci consente invece ora di rilevare differenze stilistiche e cromatiche nell’operato dei due artisti milanesi: la pittrice, così come dimostrato da varie opere assegnatele, sembra amare più del fratello la liquidità della materia, i toni squillanti e la scioltezza esecutiva: rispetto a ciò che si riscontra nelle opere del Vincenzino, nei dipinti di Francesca la composizione è più libera e meno preordinata; la disinvoltura formale delle sue tele firmate, la grande licenza espressiva e il voluto, studiato disordine compositivo, costituiscono un giusto filo conduttore per la corretta attribuzione dei suoi brani pittorici. Nel caso qui in esame, la stesura veloce e la modalità con cui è concepita la composizione circoscrivono la cultura visiva dell'autrice, mentre la definizione dell'immagine e la tipologia della pennellata rispondono con attinenza al suo fare pittorico. La pittura di Francesca si caratterizza certamente per un’alta qualità esecutiva, per la resa dei fiori attraverso un naturalismo intenso e sentito, con prevalenza di colori aciduli e freddi accesi da tocchi di tinte profonde ed illuminati dal sapiente uso del bianco. In questo caso, la parte floreale si sposa con una vasta selezione di frutti ed ortaggi – tra cui spiccano i freschi acini d’uva, dai brillanti riflessi di luce, presenti anche in altri capolavori della pittrice, prima tra tutti la Natura morta con piatto sbalzato documentata da un’immagine nella fototeca Zeri (scheda 79090) e passata per l’asta Sotheby’s New York del 30 gennaio 1997 e il sedano, riscontrabile anche nella composizione della Natura morta con fiori, già alla Galleria D'Orlane di Casalmaggiore (Fototeca zeri, scheda 86024) e in quella della Natura morta con fiori e ortaggi passata per un’asta Christie’s Londra del 15 dicembre 1983 (Fototeca Zeri, scheda 79127) – e con due dolci figure antropomorfe, identificabili con putti o amorini. È necessario ricordare, inoltre, come nel Seicento fosse del tutto inusuale che una donna, seppur nata in seno ad una famiglia di artisti, fosse la diretta titolare e la figura preminente all’interno di una bottega; oltre alla grande perizia pittorica, è la spinta organizzativa e imprenditoriale che rende il personaggio di Francesca Smiller Volò assolutamente avanguardistico per i suoi tempi e, tutt’ora, di assoluto interesse.