Seguace di Andrea del Sarto (Firenze, 16 luglio 1486 – Firenze, 29 settembre 1530)
Madonna con Bambino, San Giovannino e due Angeli
Olio su tavola, cm 73 x 61,5
Con cornice cm 100 x 90
Francesco Bocchi nel suo Discorso sopra l’Eccellenza dell’Opere di Andrea del Sarto Pittore Fiorentino, edito nel 1567, ovverosia un anno prima della seconda e celeberrima edizione delle Vite vasariane, già si diceva ammiratore convinto di Andrea del Sarto e tesseva per lui elogi a bizzeffe. Nei due decenni finali del XVI secolo l’artista fu modello copiato ed insuperato, tanto che si determinarono due insoliti comportamenti da parte dei suoi apprezzatori. Da un lato vi fu infatti chi vantava estremo onore nel mettere mano a lavori iniziati dal maestro, come fece Alessandro Allori quando ebbe occasione di accostarsi al suo Tributo a Cesare della villa medicea di Poggio a Caiano. Dall’altro giocò un ruolo assai stimolante la corsa all’appropriazione di originali di Andrea del Sarto, causando il più delle volte la produzione di necessarie copie che andassero a sostituire il vuoto lasciato dalla presa di possesso dei collezionisti. Autografi dell’artista furono assai richiesti dai Medici; un caso su tutti: la pala di Sant’Ambrogio dipinta per la Compagnia di Santa Maria della Neve in borgo la Croce, accanto alla chiesa di S. Ambrogio. Il dipinto originale fu richiesto dal cardinal Carlo de’Medici, e si rese necessaria una copia della tela da parte di Jacopo de Empoli perché la Compagnia non rimanesse allo scarno.
Il presente dipinto ripropone la Vergine con Bambino, San Giovannino e due angeli il cui originale è oggi custodito presso la Wallace Collection di Londra. Fu una tela talmente apprezzata che lo stesso Andrea del Sarto la ripropose in più versioni. Si rammentino quella oggi conservata presso la Galleria Borghese di Roma (un tempo identificata come opera di Jacopo Pontormo, ma comparente già in qualità di replica del maestro fiorentino nell’inventario Borghese del 1694) e l’esemplare simile del Museo napoletano di Capodimonte di provenienza farnese. Molte sono anche le repliche come quelle di ambito fiorentino del convento di Santa Maria del Carmine di Firenze, del Musèe des Beaux Arts Andrè Malareux e due due versioni passate sul mercato antiquario italiano, così’ come una copia di anonimo fiammingo conservata nel Museo di Belle arti di Digione.