Paolo De Matteis (Piano Vetrale 1662 - Napoli 1728), attr.
Sogno di Giuseppe
Olio su tela, 49 x 65 cm
Cornice romana antica detta "Maratta", di legno scolpito e dorato, cm 61 x 76
Nella tradizione cristiana, l'episodio del sogno di Giuseppe è un evento significativo narrato nel Vangelo di Matteo. Si tratta di una serie di sogni attraverso i quali Giuseppe, lo sposo di Maria, riceve messaggi divini che guidano le sue azioni in momenti cruciali. In questo particolare episodio l’angelo appare in volo indicando a Giuseppe la nuova via da percorrere per scappare alle angherie di re Erode come scritto in o Matteo (2:13). La costruzione stilistica e compositiva rimanda innegabilmente a Napoli, in particolare a uno dei pittori più celebri della scuola napoletana del XVII secolo: Paolo de Matteis.
L’opera risulta legata ai modi giordanesci, che influenzarono tutti gli artisti dell’epoca: ad esempio si guardi Il sogno di Giuseppe dell’Indianapolis Museum of Art, la cui costruzione, con l’angelo in volo in obliquo e Giuseppe che assopito regge il volto con una mano rimanda innegabilmente al nostro dipinto.
Allievo di Luca Giordano, il De Dominici ci fornisce di Paolo de Matteis una dettagliata biografia, dalla quale risulta che "infin dagli anni della puerizia si mostrò inclinato alla pittura, laonde il padre per secondar il suo genio lo condusse a Napoli ove andò disegnando nelle chiese le opere de' più rinomati maestri di quel tempo. Ma fu interrotto questo studio da suo padre che per consiglio di amici volle fargli apprender lettere, come scala per la quale si ascende più felicemente a’ grandi onori. Ma dopo qualche tempo supplicò il padre a lasciarlo" ritornare alla pittura. Intorno al 1682, si recò a Roma dove conobbe il pittore Giovanni Maria Morandi, che lo introdusse al vivace circolo artistico che era l'Accademia di S. Luca, vero crogiuolo di esperienze moderato-barocche sulla linea dei dettami del teorico Giovan Pietro Bellori e del pittore Carlo Maratta. A Roma osserva e disegna le opere dei più grandi maestri romani e probabilmente entrò in contatto con il nutrito gruppo di artisti francesi presenti in città, schierati sul fronte classicistico che accomunava al tempo Roma a Parigi. Nel 1683 fa ritorno a Napoli e alla scuola del Giordano. Quest’ultimo influenza profondamente tutta la produzione del de Matteis se non addirittura quella di tutta Napoli. La città partenopea del tempo si caratterizzava per il coesistere di un linguaggio barocco influenzato talvolta dal Cortona e il superamento del naturalismo verso un nuovo stile importato proprio dal Giordano. Quest'ultimo era portatore, infatti, di una duplice matrice di esperienze: da un lato il classicismo di Poussin e di P.F. Mola e dall'altro una visione più propriamente barocca che si rifaceva a P. Berrettini, a P. P. Rubens e a G. Lanfranco. Nell'arte del De Matteis che si distinse fra gli allievi del Giordano anche per le numerose committenze nazionali e internazionali, si verifica una sintesi dei modi del maestro e del Maratta, ma non perde di vista nemmeno le opere del Solimena o del Cavaliere Calabrese Mattia Preti.