Diogene.
Scultura in terracotta, 1939, Giorgio Rossi (1894-1981): Scultore toscano.
Materiale: Terracotta modellata a mano dall’artista.
Pezzo unico.
Dimensioni: Altezza 37 cm, Larghezza 32 cm, Profondità 23 cm.
Diogene, il filosofo greco noto per il suo rifiuto dei beni materiali e la sua ricerca della saggezza attraverso la semplicità, incarna un tema in perfetta sintonia con la sensibilità artistica di Giorgio Rossi. La scelta di questa tematica nel 1939 – un periodo segnato da tensioni politiche e ideologiche – suggerisce una riflessione profonda sulla libertà dell’individuo e sul distacco dalle convenzioni sociali. Il disprezzo di Diogene per il potere e il suo atteggiamento provocatorio nei confronti delle norme consolidate lo rendono una figura senza tempo, simbolo di indipendenza e resistenza filosofica, temi che possono aver assunto un particolare significato per Rossi nel contesto dell’epoca.
Rossi interpreta questa figura con una sintesi delle forme tipica del tardo periodo Art Déco, in cui l’intensità espressiva è trasmessa attraverso un equilibrio tra stilizzazione e realismo. Il filosofo è raffigurato in un momento di profonda contemplazione, con forme essenziali e una presenza scultorea che evidenziano la padronanza dell’artista nella lavorazione della terracotta.
L’uso della terracotta si inserisce nella tradizione artistica toscana, che dall’epoca etrusca al Rinascimento riflette un legame profondo con la terra e con le argille delle terre fiorentine e senesi. Questo legame con il passato si unisce alla modernità della forma, rendendo questa scultura una testimonianza unica del linguaggio artistico maturo di Rossi.
L’opera è documentata nei cataloghi delle collezioni di Giorgio Rossi.
Proveniente direttamente dal lascito del maestro alla sua famiglia, la scultura è rimasta nella collezione degli eredi, conservata come testimonianza della maturità artistica di Rossi. L'opera riflette l'equilibrio tra tradizione e innovazione tipico del tardo periodo Art Déco, sottolineando la capacità dell'artista di fondere forza espressiva e raffinatezza formale.
Ottimo stato di conservazione.
Quest’opera appartiene al periodo in cui Rossi partecipò a prestigiose esposizioni nazionali, tra cui la Biennale di Venezia (1930, 1936), dove le sue creazioni furono elogiate per la qualità tecnica e la capacità di interpretare la modernità senza tradire la tradizione.
Giorgio Rossi (1894-1981) è stato uno scultore toscano di grande rilievo, capace di interpretare il realismo e la tradizione figurativa con una sensibilità moderna. Nato a Firenze, si formò presso l’Accademia di Belle Arti sotto la guida di Antonio Bortone. Le sue opere, spesso realizzate in terracotta e alabastro, si distinguono per una sintesi formale che mette in risalto la forza espressiva del soggetto attraverso un linguaggio moderno e raffinato.
Partecipò a prestigiose esposizioni, tra cui la Biennale di Venezia (1930, 1936), ricevendo apprezzamenti per la qualità tecnica e l’originalità delle sue opere. Per oltre trent’anni insegnò presso la Scuola Artistica e Industriale di Volterra, influenzando generazioni di artisti e contribuendo al rinnovamento artistico toscano. Le opere di Rossi, spesso provenienti dal lascito familiare, testimoniano il suo contributo alla scultura italiana del Novecento, con una visione che unisce tradizione e innovazione, radici etrusche e sensibilità moderna.