Uno schema tipico di Jacques Courtois detto il Borgognone, che fu un caposcuola indiscusso di tale genere, non solo a Roma e Firenze dove compì le sue opere più famose, ma anche per tutti gli altri "battaglisti" italiani e pure stranieri, per i quali costituì un punto di riferimento primario.
Tuttavia i modi figurativi del nostro autore, anche se risultano nella scia del succitato caposcuola, appaiono più acerbi e crudi, pur non mancando di qualità proprie di uno specialista del settore con un piglio sciolto e deciso nella delineazione dei cavalli e nella gestualità dei combattenti, anche con scorci efficaci quale il destriero visto da tergo sul lato destro, il cui cavaliere con giubba rossa ha la spada nella mano destra pronta a colpire.
Passando all'esame tipologico, e parallelamente stilistico e pittorico del quadro, ritengo che esso sia da assegnare al fiammingo Pieter Hofmans detto il Giannizzero (Anversa 1642 c. - Roma 1692), che fu ricordato dal biografo Luigi Lanzi (Storia pittorica dell'Italia, VI edizione, Milano 1823, II, pag. 225), come l’unico suo diretto seguace, basandomi in primo luogo sul raffronto con le due grandi "Battaglie tra eserciti europei e turchi", già nella collezione Sciarra, e poi in quella Almagià (vedi catalogo a cura di R.E. Spear, Renaissance and Baroque Painting, Bozzi ed., Roma 1972, nn. 37-38, pp. 74-75), che hanno costituito il primo riscontro essenziale per il recupero di questo ‘battaglista’, come ho avuto modo di esporre nel volume che ho curato su I Pittori di Battaglie. Maestri italiani e stranieri del XVII e XVIII secolo, De Luca ed., Roma 1999, pp. 354-355). In effetti assai stringenti risultano i riscontri nella delineazione dei cavalli, tra il quadro qui preso in esame la coppia “Almagià”.
Pieter, dopo essere stato allievo in patria di Nicolas I van Eyck, nel 1660 circa partì per l'Italia, stabilendosi a Roma dove nel 1682 sposò Margherita Gambari. Ma precedentemente aveva viaggiato in Turchia, pare col paesaggista Zurniter; esperienza da cui derivò probabilmente il suo soprannome nella Bent romana di Janitzer, anche se N. Houbraken, che lo incluse nel suo poema sui Bentvueghles, scrive che il nomignolo gli fu dato perché stava dritto come un giannizzero svizzero.
Comunque la cognizione di questo tralasciato ‘battaglista’ può essere ampliata con dei nuovi recuperi alla sua mano di convincente pertinenza. In particolare con la coppia di notevoli piccoli dipinti che potei esaminare direttamente - una "Battaglia" notturna e uno "Sbandieratore", poi esitati alla Sotheby’s di Milano nel 2004 - sul cui telaio originale figura la scritta coeva "Di Monsieur Giannizzaro Scolare del Padre Giacomo" (come noto Jacques, in italiano Giacomo, nel 1658 entrò nella Compagnia del Gesù), e che altrimenti si sarebbero potuti scambiare per opere del Courtois.
Tuttavia, anche se di certo non è ancora possibile fissare un percorso evolutivo dell’Hofmans, la presente “Battaglia”, ritengo che la presente “Battaglia” dovrebbe spettare ai primi anni della sua fase romana, in quanto risulta ancora legata ad un’impronta figurativa di gusto nordico.
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Dr. Riccardo Moneghini
Storico dell' Arte