Natura morta di frutta
Olio su tela, cm 63 x 96,5
Con cornice, cm 87 x 118
Scheda critica Prof. Bocchi
La vita di Maximilian Pfeiler non è molto documentata e scarsi sono i riferimenti cronologici circa la sua attività. Le poche fonti esistenti ci indicano che nel 1683 è membro della Gilda dei Pittori di Praga, sua città natale, e allievo di Christian Berentz (1658-1722), pittore di origini tedesche che viaggiò prima nei Paesi Bassi per poi stabilirsi a Roma, introducendo in Italia temi nordeuropei del genere della natura morta in cui era specializzato.
Non è chiaro se l’alunnato di Pfeiler presso Berentz avviene già a Roma, dove l’artista ceco è sicuramente attivo dal 1694 intessendo collaborazioni con Francesco Trevisani e Michele Rocca. Pfeiler riesce così a ritagliarsi un ruolo di primo piano nella scena artistica romana di fine XVII – inizio XVIII secolo, realizzando stravaganti e riconoscibili composizioni di frutti e fiori molto apprezzate da uomini illustri: per esempio alcune sue opere facevano parte della collezione del cardinale Fesch.
Il dipinto in esame è esempio della qualità della produzione tipica di Pfeiler e mostra i debiti nei confronti del suo maestro Berentz oltre che degli altri artisti stranieri stabilitisi a Roma specializzati nella natura morta.
Come già nelle composizioni di Tamm o di Vogelaer a fare da sfondo alla natura morta vi è un colonnato con architrave sormontato da statue, suggerendo un’ambientazione romana tra l’ultimo quarto del XVII secolo e gli inizi del successivo e introducendo quel gusto verso le rovine antiche che si consoliderà in quel periodo.
La seguente natura morta, composta da frutti, verdure e uccellini, è stata allestita in parte su un ripiano coperto da un elegante tessuto turchese con frange dorate, da cui si è rovesciata una sporta provvista di manici ricolma di frutta di vario tipo. Ogni elemento è descritto con estrema perizia tecnica e attenzione al dettaglio: si osservi in tal senso il particolare del calice di vino in cristallo, reso perfettamente nella sua trasparenza e fragilità; la polpa dei meloni aperti con i semi in evidenza; la lucentezza e la resa materica del tessuto che ricopre il piano d’appoggio; la minuzia e il realismo descrittivo con cui ogni frutto (uva, pesche, arance, meloni, melograni, ciliegie) e verdura vengono raffigurati. Ad un’analisi più attenta ci si può accorgere che i vari frutti raffigurati non appartengono alla medesima stagionalità, elemento che farebbe presupporre che l’artista abbia realizzato alcuni di essi senza un modello dal vero, ma dipingendoli a memoria ottenendo comunque un effetto generale di grande naturalismo.
Degna di nota è anche l’immensa bravura dell’artista ceco per ciò che concerne gli accostamenti cromatici: gli accenti di color arancione dei meloni e delle arance sono esaltati dal complementare turchese predominante nella tovaglia. Tali accostamenti ampliano l’effetto di tridimensionalità già dato dai contrasti chiaroscurali che sapientemente bilanciano le cromie più squillanti.
Pfeiler nell’opera analizzata, così come in altre composizioni quali la natura morta in collezione privata genovese, mostra i debiti nei confronti del suo maestro Berentz. Ciò è ravvisabile nella grande varietà di frutti e fiori descritti e soprattutto nel loro riempire quasi totalmente lo spazio disponibile.
Le ultime notizie di Maximilian Pfeiler sono attestate al 1721. Egli trascorse a Roma presumibilmente la maggior parte della sua esistenza godendo di un certo successo e apprezzamento da parte dei contemporanei, sia fra gli artisti sia fra i collezionisti.