Bottega del Maestro del Figliol Prodigo / Jan Mandijn (1500-1560)
Olio su tavola.
73 x 56 cm (senza cornice), 81 x 63 cm (con cornice)
L’opera è stata esaminata dal professor Peter van den Brink, che ha confermato il suo legame con la bottega del Maestro del Figliol Prodigo, identificato con Jan Mandijn (1500-1560). Pittore attivo ad Anversa, Mandijn è noto per la sua interpretazione del Manierismo nordico, caratterizzata da figure allungate, anatomie marcate e un’atmosfera visionaria. Influenzato dalla tradizione incisoria fiamminga e dal mondo fantastico di Bosch, sviluppa un forte interesse per il dettaglio narrativo e le architetture immaginarie.
Il suo stile si inserisce nella tradizione del Manierismo fiammingo, fiorito ad Anversa e Haarlem nella seconda metà del XVI secolo, con artisti come Marten de Vos. Le sue opere si distinguono per prospettive complesse, gestualità teatrali e contrasti cromatici intensi.
Il professor Peter van den Brink è un riconosciuto specialista della pittura fiamminga e olandese del XVI e XVII secolo. Ex direttore del Suermondt-Ludwig Museum di Aquisgrana, ha condotto ricerche approfondite sulla pittura di storia, il ritratto e il collezionismo tra il XVI e il XIX secolo. Ha studiato le scuole di Anversa e Haarlem e i loro rapporti con l’Italia, specializzandosi nell’analisi tecnica e nella riflettografia infrarossa (IRR). Ha curato mostre e pubblicato numerosi studi sui manieristi fiamminghi.
Sul retro della tavola, due etichette cartacee d’epoca indicano un’attribuzione alla scuola di Haarlem, seconda metà del XVI secolo, e un legame con il Maestro del Figliol Prodigo.
Si intravede un disegno preparatorio sotto la pellicola pittorica, con contorni rigidi e angolosi, tipici della tradizione grafica nordica. Cristo, in ascesa, tiene in mano una croce astile e un velo svolazzante. I suoi gesti enfatici e la torsione delle figure accentuano la monumentalità manierista, evocando la scultura e i bronzetti italiani e fiamminghi.
I soldati, con magnifiche uniformi ispirate all’Antica Roma, riflettono il gusto per il Manierismo tardivo fiorentino e romano, trasmesso oltre le Alpi dai pittori fiamminghi che avevano lavorato in Italia.
Il paesaggio, con toni verdi irreali tipici della pittura fiamminga, presenta elementi architettonici gotici e fantastici. I contrasti cromatici e la messa in scena teatrale esaltano il carattere sovrannaturale e onirico della rappresentazione.
Descrizione del soggetto
L’iconografia segue il modello classico della Resurrezione di Cristo, in cui il Salvatore, avvolto di luce, emerge dal sepolcro. I soldati, colti di sorpresa, cadono a terra, mentre a destra le Pie Donne, testimoni della scena, si avvicinano con timore e devozione.
"I dipinti attribuiti al Maestro del Figliol Prodigo devono essere collocati nella pratica della bottega di Jan Mandijn, sebbene vi siano poche ricerche al riguardo. Mandijn fu il maestro di Hansje van den Elburg e Pieter Aertsen lavorò nella sua bottega. I due trittici di Aertsen conservati nella chiesa di Zoutleeuw presentano una stretta vicinanza stilistica. Tuttavia, il vostro dipinto non è legato ad Aertsen, ma è stato realizzato da un artista che conosceva bene l’opera di Mandijn."
— Peter van den Brink