Corrado Giaquinto (Molfetta 1703 - Napoli 1766)
Cristo morto
olio su tela.
cm 99 x 135
Provenienza: già Farsetti 08/11/1998 lot. n. 450
Il dipinto, di qualità elevatissima, è stato riconosciuto da Federico Zeri (comunicazione scritta), come autografo del Giaquinto e probabile studio preparatorio per la “Trinità” affrescata nella volta della chiesa di San Giovanni Calibita a Roma, nell’Isola Tiberina: i modelli finali della composizione si trovano nella Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia e nella Pinacoteca Comunale di Montefartino in provincia di Ascoli Piceno. Quindi la nostra tela sarebbe da datare, sempre secondo Zeri, al tempo dei levori in San Giovanni Calibita, tra il 1740 e il 1772. Il Cristo è stato raffigurato dopo la deposizione dalla Croce disteso sopra un giaciglio, e nella penombra, in basso e destra, vi è un angiolino con un Chiodo della Croce, mentre a sinistra posati in un vassoio elemosiniere, il Certiglio, la Corona di spine, e gli altri Chiodi, simboli della Passione. Il corpo appare tutto pervaso da una luce argentea-dorata come spesso una il Giaquinto. La composizione è inserita in un’ovale, sebbene la tela sia rettangolare. Rispetto ai due modelletti di Perugia e Montefortino, ambedue tele rotonde del diametro di cm. 60, che presentano il Cristo giacente con il Dio Padre, la Colomba dello Spirito Santo e due Angeli, che ripetono - nonostante alcune varianti nei panneggi e nel tono del colore - sostanzialmente lo stesso disegno, il nostro dipinto sembra essere uno studio preparatorio precedente, con una diversa positura del corpo.
Per confronti al veda: AA. VV. "Giaquinto. Capolavori delle Corti in Europa", catalogo della mostra, Bari, 1993, per i due modelli di Perugia e di Montefortino si vedano i nn. 11 e 12, pp. 138-141; Pietro Amato, “Corrado Giaquinto (1703-1766), Atti del II Convegno internazionale di studi”, Molfetta (Messina), 1985.
Comunicazione scritta di Federico Zeri, in data 30 ottobre 1997.