Putti danzanti
Olio su tela, cm 122,5 x 131
La tela qui presentata, riferibile al XIX secolo, costituiva uno squisito esempio di pittura realizzata per decorare una boiserie, come attesta la particolarità del formato ed il soggetto ornamentale.
Il tema dei putti danzanti riprende un modello assai diffuso e sperimentato intorno agli anni Venti del Cinquecento, su cui si cimentarono i più grandi artisti: il Pordenone, autore della Danza di Putti oggi alla Galleria degli Uffizi di Firenze, ad esempio, poté avvalersi di molteplici modelli visivi per mettere a punto questa complessa e originale composizione, come aver conosciuto la famosa incisione di Marcantonio Raimondi con un girotondo di amorini, derivante da un’invenzione dello stesso Raffaello e databile tra il 1517 e il 1520. Nel corso dei secoli successivi la fama di questo lezioso soggetto non venne mai meno.
L’opera in esame, infatti, può essere attribuita alla mano dell’artista settecentesco Angelo Monticelli, specializzato in disegno a tempera ed allievo del pittore Andrea Appiani (1754-1817), attivo principalmente in Lombardia, dove, per il teatro alla Scala disegnò le figure dei parapetti dei palchi (1807) e il sipario (1821). Nel 1826, in occasione della ripittura del Teatro comunale di Ferrara, il Monticelli decorò il plafond con un’Apoteosi di Lodovico Ariosto. È di sua mano anche il sipario del teatro Rossini di Pesaro. Per il Duca di Lodi Francesco Melzi d'Eril e sotto la direzione dell'architetto Giocondo Albertolli, su disegno di Giuseppe Bossi, decorò a chiaroscuro la nicchia dell'altare della Cappella gentilizia di Villa Melzi di Bellagio con una figura del Padre Eterno e i Quattro evangelisti nei pennacchi della cupola. Per la sala del pulvinare dell'Arena Civica di Milano dipinse a finto stucco il fregio con figure, mentre a Palazzo Reale è suo l'affresco con tema Giove tonante che orna la sala delle colonne. Il Monticelli fu anche disegnatore di una serie di illustrazioni della fortunata pubblicazione illustrata in 21 volumi Il Costume antico e moderno di tutti i popoli dell'Europa del colto bibliotecario della Biblioteca Braidense Giulio Ferrario. Gradevoli anche dal punto di vista chiaroscurale, le illustrazioni restituiscono le cromie degli abiti, gli usi e i costumi delle varie popolazioni descritte, anche presentando monumenti ed edifici oggi non più esistenti.
Gli angioletti che adornano questa tavola, che probabilmente aveva la funzione di sovrapporta, riprendono, nella composizione, quelli che figurano nel dipinto a monocromo realizzato per Villa Carlotta, a Tremezzina, ed attualmente ancora in loco. I colori vivaci e sgargianti del dipinto si adeguano perfettamente alle caratteristiche della produzione sia privata che per il teatro dell’artista. Le tinte sgargianti e vivaci sono il marchio di fabbrica delle opere di Monticelli, che puntano a catturare l’occhio del loro spettatore.