Adorazione dei pastori
Olio su tela, cm 58,5x 73
Con cornice, cm 68 x 83,5
La presente tela mostra l’adorazione dei pastori attraverso una caratterizzazione oculata dei personaggi che circondano il giaciglio di Gesù. Attorno al Bambino troviamo uno zampognaro, un pastore inginocchiato che regge un agnello per le zampe nella mano destra e un terzo che incede dalla destra togliendosi il cappello. Le figure alle spalle della Vergine sono abbozzate con minor quantità di dettagli e di accessori, compreso San Giuseppe, ma la loro presenza chiude il semicerchio che attornia la culla, fulcro della composizione, dando inoltre continuità alla quinta scenica che si apre verso l’orizzonte; gli stralci di muro stringono e compattano i personaggi senza distogliere l’attenzione dello spettatore che viene guidato spontaneamente verso il centro della scena, più luminosa rispetto alla penombra laterale. L’apertura centrale, resa nello svelamento del Bambino, permette di apprezzare a pieno le tonalità del manto candido in cui Gesù è avvolto e delle vesti della Vergine, in dialogo con un incarnato diafano rischiarato da una luce sacrale; a questi toni si contrappongono quelli caldi, terrosi e cinerei degli altri personaggi, quasi a sancire una separazione nonostante l’estrema vicinanza. L’attenzione alle pose e ai costumi dei pastori denota una conoscenza degli esempi veneti della famiglia Bassano, che diede esempi magistrali per la rappresentazione di scene pastorali appunto, dove allegorico, bucolico e biblico si fondono armoniosamente. Restando sempre nell’ambito veneto va notata la resa fluida delle velature di colore, vibratili e corpose, che conferiscono maggior fluidità e struttura alle figure. Trovandoci nel nord dell’Italia nella seconda metà del XVII secolo, va anche considerata l’influenza della pittura fiamminga, incarnata in primis da grandi maestri quali Rubens e Van Dick che visitarono e lavorarono nella penisola nel corso delle rispettive carriere traendo importanti spunti dai pittori italiani. Il patetismo e l’espressività dei volti dei pastori, realistica nel loro genuino senso di stupore, ricorda quella delle scene popolari fiamminghe, considerando anche il voluto tratto sfumato che rende i lineamenti più sfuggenti, meno definiti ma al contempo più vividi e corposi