Seconda metà del XVII secolo, olio su tela
Misure: cm L 91 x H 123 x P 6; tela: cm L 72 x H 103,5
La coppia di pregevoli dipinti, realizzati ad olio su tela e presentati all’interno di corici in legno scolpito e dorato del XIX secolo, raffigurano due paesaggi con mucche, ovini, cani e personaggi in prossimità di borghi.
In entrambe le composizioni i gruppi di animali da allevamento sono rappresentati in primo piano, in un ambiente all’aperto, con rocce, piccoli arbusti e radici, qualche albero ad alto fusto e palme, e alcune rovine architettoniche. In secondo piano, l’attività di borghi è descritta con vivacità e un brulicare di piccole figure intente alle mansioni quotidiane. In una tela, l’accensione di un fuoco, nell’altra il temporale con lampi che segnano l’orizzonte, sono il pretesto per raffigurare grandi nubi grigie che creano un forte contrasto con l’intenso azzurro del cielo. La luce che si crea, fortemente teatrale e crepuscolare, avvolge l’atmosfera con ombre. Solo alcuni raggi luminosi risaltano alcuni animali, il cui vello dorato emerge dai colori bruni che contraddistinguono l’insieme.
Le opere sono firmate e datate “G. Leone fecit 1681”. Si tratta di un pittore di armenti e paesaggi olandese del Secolo d’Oro, attivo nella seconda metà del XVII secolo, di nome Govaert Gabriel VAN DER LEEUW (Dordrecht 1645-1688). L’artista tuttavia è conosciuto anche come Gabriel de Lione, Grechetto da Leone, Monsù Leone. Van der Leeuw era figlio di Bastiaen Govertsz van der Leeuw e di Sybilla van Nieuwstadt. Imparò a disegnare dal padre, insieme al fratello Peter. Nel 1661 andò ad Amsterdam, dove sposò la sorella del pittore David van der Plaats. Iniziò poi a viaggiare in Europa, a Lione e Parigi, rimanendo alla corte dei Savoia per due anni, visitando Madrid, Roma e Napoli. Dopo un breve ritorno in patria, decise di tornare a Roma e a Napoli, città in cui ebbe il massimo successo. Ed è proprio in Italia che si era soprannominato "Gabriel de Leone", traducendo il cognome olandese. A Parigi era noto come "peintre ordinaire du Roi" o "Gabriel de Lyon". Le sue opere presentano firme diverse (gdv leeu o G de Leone) in base al luogo in cui le realizzava.
Le due opere qui presentate, e dunque eseguite durante il suo soggiorno italiano, ben si inseriscono nel catalogo dell’artista, che riflette quel gusto diffuso in tutta Europa nel XVII secolo ma molto apprezzato a Roma, rappresentato esemplarmente da Giovanni Benedetto Castiglione, Rosa da Tivoli e Johann Heinrich Roos, ai quali Van der Leeuw certamente si rapportò per poi trovare una propria originale espressione artistica.
I dipinti, in buono stato di conservazione, presentano un reintelo del XIX secolo.