Marmo e bronzo patinato.
Altezza 75x54x30 cm
Firmato e datato “G. Tadolini Roma 1888”
Il pregevole busto in marmo raffigura una giovane donna dai tratti nordafricani, forse una beduina. Un mantello in lana, probabilmente un abbas, le cinge le spalle e le copre la testa, fermato da una spilla in bronzo. La pelle color ebano della ragazza è resa dall’uso di bronzo ossidato che, modellato con maestria da Tadolini, sembra quasi morbido al tatto, come se anziché in metallo fosse composto di carne e nervi. La statua è caratterizzata da un realismo senza fronzoli, evidente anche nel volto della fanciulla, che ha uno sguardo stanco, sottolineato dal segno delle occhiaie. Lo scultore restituisce un ritratto fedele e preciso della donna, soffermandosi a lungo sui suoi tratti berberi, come le labbra tumide, il naso schiacciato e la fossetta del mento. Il soggetto orientalista di questo busto è stato riproposto più volte dallo scultore, come i due busti bronzei, uno femminile, l’altro di un uomo, presentati nel 1881 all’Esposizione di Milano.
BIOGRAFIA
Giulio Tadolini nasce a Roma nel 1849, figlio di Scipione Tadolini e nipote di Adamo Tadolini, entrambi scultori. Il suo percorso artistico inizia con una predilezione verso la pittura, studiando presso il maestro naturalista Cesare Fracassini, da cui viene anche ritratto: Tadolini fa da modello per il ragazzo che regge la scala nella grande tela storica Martiri Gorconiensi (1867). A seguito della precoce scomparsa di Fracassini, l’artista frequenta in veste di allievo l’atelier dello spagnolo Mariano Fortuny, dove si dedica ai soggetti orientalisti popolari nello studio del catalano, come le varie versioni de L’odalisca con pappagallo. Esordisce come scultore con Medaglia rappresentante un ritratto alla Società di Amatori e Cultori delle Belle Arti nel 1871, mentre due anni dopo, assieme al fratello Paolo, Giulio inizia la costruzione di studi di pittura nel giardino della storica abitazione della famiglia Tadolini. La sua prima scultura di grandi dimensioni è Cleopatra davanti a Cesare del 1875, rielabora partendo dai i soggetti utilizzati dal padre ed imparati presso la bottega di famiglia. Giulio combina i finissimi modelli neoclassici della sua formazione con i moderni temi orientalisti, creando sculture delicate, eleganti e seducenti. Nel 1878 presenta all’Esposizione Universale di Parigi La pompeiana dopo il bagno, immediatamente acquistata dal marchese Sotomayor; quattro anni dopo presenta per il XVIII centenario dell’eruzione di Pompei il gruppo scultoreo Madre pompeiana che fugge, mostrando ottime capacità nell’esecuzione del dramma, seppur composto e ancora ancorato stilisticamente agli insegnamenti del padre. Contemporaneamente l’artista comincia a distinguersi, orientandosi verso un approccio più realista, come nei due busti bronzei orientali portati all’Esposizione di Milano; la stessa impronta stilistica è ormai distinguibile in Marocchino e Nubiano, esposti a Monaco e a Torino tra il 1883 e il 1884. Lo stesso anno nasce il figlio Enrico, che continuerà la tradizione familiare divenendo scultore. In questo periodo Tadolini si dedica ai ritratti degli uomini illustri, come il busto del nobile tranese GiuseppeBeltrani e la statua commemorativa al numismatico Bartolomeo Borghesi, situata al Campidoglio.
Tra le opere più conosciute di Tadolini, il Monumento a Vittorio Emanuele II di Perugia, fuso da Alessandro Nelli, commessione ottenuta tramite la vincita al concorso del 1886. Nel 1890 il Comitato di Fratellanza Artigiana incarica lo scultore del progetto di una statua a commemorazione del bersagliere Pagliari, ma i costi eccessivi per la sua realizzazione ne impediscono il completamento. Tre anni dopo Umberto I gli affida il progetto di una statuetta equestre della sua effigie, ottenendo poi commissioni di busti della regina consorte, Margherita di Savoia. A queste date, Tadolini ha raggiunto un successo stellare, confermato dai molti titoli che gli sono assegnati; oltre che membro onorario dell’Accademia di belle arti di Perugia, nel 1895 viene nominato socio dell’Accademia di San Luca. Agli incarichi reali, si affiancano le commissioni di monumenti funerari, il cui più celebre è sicuramente quello dedicato a Leone XIII in San Giovanni in Laterano del 1906, dal gusto ecclettico, quasi barocco. L’artista si spegne a Roma nel 1918.