Mater Dolorosa
Olio su tavola, cm 63 x 46
Con cornice, cm 82 x 63
In una nazione profondamente cattolica come il Portogallo, gran parte delle opere di più alto valore furono per lungo tempo collegate a commissioni religiose.
Nel corso del XVII e XVIII secolo queste opere testimoniano la lunga e duratura influenza dell’arte fiamminga sull’arte portoghese, di cui apprezzava la brillantezza dei colori e la resa realistica. Gli stretti rapporti commerciali fra i Paesi Bassi e Portogallo influenzarono anche gli scambi artistici, con numerosi artisti portoghesi che svolgevano i loro apprendistati nelle Fiandre e maestri fiamminghi che si trasferivano in Portogallo. Quest’ultimo caso riguarda pittori come Frei Carlos e Francisco Henriques che si stabilirono in Portogallo.
Tra le altre straordinarie opere provenienti dal nord Europa, una menzione va fatta per quelle di Quentin Metsys, geniale capostipite della Scuola di Anversa, pittore attivo nei primi tre decenni del XVI secolo, che fu ricercatissimo dai numerosi committenti portoghesi che nel porto belga avevano cospicui interessi commerciali. Il tipico virtuosismo pittorico fiammingo per le rese materiche e le superfici brillanti viene combinato da Metsys con una resa più monumentale della figura umana, desunta dall’arte italiana: Wilhelm Suida (Leonardo und sein Kreis, 1929) e Roberto Longhi (I fiamminghi in Italia: Anversa, Brugge, Roma, 1952) fanno infatti riferimento alle influenze dell’operato di maestri quali Andrea Solario, Giampietrino e Bernardino Luini sull’operato dell’artista originario di Anversa.
Non a caso, nel presente ritratto della Vergine si ritrovano vari caratteri propri della pittura di Anversa: la struttura compositiva triangolare e l’insolita posizione delle mani la quale, come precedentemente asserito, è stata desunta dall’arte italiana: tale modello iconografico pare derivare direttamente dall’operato dei maestri lombardi di Primo Cinquecento, con particolare riferimento ad Andrea Solario (Mater Dolorosa, 1515 circa, Zurigo, collezione privata) e a Bernardino Luini (dittico dell’Andata al Calvario, 1523-1525, Milano, Museo Poldi Pezzoli). Caratteristica più portoghese risulta invece l’aureola in foglia oro. Un’iconografia precedente si può rintracciare in due dipinti del pittore lusitano allievo di Luis de Vargas Vasco Pereira (1535-1609), l’uno, una Vergine addolorata, attualmente in collezione privata e l’altro, un’assunzione della Madonna, oggi al Museo Carlos Machado di Ponta Delgada. L’elemento dell’aureola aurea si ritrova anche nelle opere di uno dei più celebri artisti portoghesi del rinascimento, Cristóvão de Figueiredo, responsabile del bell’Ecce Homo del Museo Nazionale di arte antica di Lisbona.
L’artista, molto probabilmente di origine fiamminga, deve aver mutuato parte della composizione da Pereira, ingentilendone i tratti sulla scorta della tradizione nordica entro cui si sarebbe svolta la sua formazione.
Il modello della Madonna addolorata in questione, entro cui elementi italiani, fiamminghi e portoghesi si fondono, potrebbe aver ispirato vari artisti delle generazioni successive, con particolare riferimento a Nicolàs Rodriguez Juarez, che pare guardare a questo esempio per la sua Mater dolorosa della metà del Seicento.
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