Ritratto dell’imperatore Ottaviano Augusto (Roma 63 a.C.- 14 a.C.), iscritto in alto OCTAVIANUS ROM IMP
Ritratto dell’imperatore Caio Giulio Cesare (Roma 100 a.C.- 44 a.C.), iscritto in alto C. IVLIVS. CAESAR
XVII secolo
olio su tela (65 x 50 cm., con cornice 81 x 68 cm.)
Lo scrittore latino Svetonio con la sua opera ‘De vita Caesarum’ (ed in particolare con la sua tradizione in volgare del 1543, a cura del letterato fiorentino Paolo del Rosso) ispirò Tiziano Vecellio che, nel 1537, dipinse per il duca Federico II di Gonzaga i ritratti degli undici imperatori, ornando le pareti di una piccola stanza del Palazzo Ducale di Mantova, in seguito noto come il Gabinetto dei Cesari.
Tali effigi avevano lo scopo di sancire il legame tra la nuova epoca e la classicità con i suoi fasti, nonché per celebrare il valore e la saggezza dei governanti, che si percepivano, nelle loro signorie, come valorosi nuovi imperatori.
I dipinti di Tiziano divennero ben presto enormemente popolari e molti mecenati e signori dell’epoca, tra cui Ferdinando d’Avalos, Marchese di Pescara e Governatore di Milano o Vespasiano Gonzaga, si rivolsero alla bottega del cremonese Bernardino Campi per commissionare una propria versione della serie.
Dato che gli originali di Tiziano furono acquistati da Carlo I d'Inghilterra e poi donati dallo stesso all'ambasciatore spagnolo Alonso De Cardenas che li portò a Madrid dove andarono distrutti nell'incendio dell'Alcazar nel 1734, è pertanto soprattutto grazie alle numerose repliche di Campi e dei suoi numerosi seguaci ed allievi, e di altri autori attivi tra XVI e XVII secolo, che le opere originali ci sono oggi note.
La nostra coppia di opere, che raffigura i busti di due tra gli imperatori che hanno scritto la storia dell’impero romano, Caio Giulio Cesare (Roma 100 a.C.- 44 a.C.) ed Ottaviano Augusto (Roma 63 a.C.- 14 a.C.), si inserisce pertanto in una di queste numerose successive serie di riproduzioni, ed in particolare si aprono alle inclinazione dei suoi seguaci più diretti, in primis alle scelte espressive di Giovan Battista Trotti detto il Malosso, suo discepolo prediletto ed ancora Andrea Mainardi detto il Chiaveghino e Raffaele Crespi, padre del Cerano.
I dipinti versano in buone condizioni di conservazione.
Come ogni nostro oggetto, l'opera viene corredata di certificato di autenticità e scheda descrittiva.
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