Natura viva con cortile e volatili
Olio su tela, cm 77,5 x 113
Con cornice, cm 98 x 123,5
La scuola pittorica centro italiana sviluppò a partire dal XVI secolo una particolare predilezione per un sincero naturamortismo che indagasse con sentita vividezza e naturalistico virtuosismo quei soggetti tradizionalmente invalsi nel repertorio disegnativo; nature vive di animali apparecchiarono così, in via preferenziale, creature del sottobosco, da cortile e da pastorale. La lavorazione febbrilmente tattile della materia pittorica aveva incoraggiato una sempre maggiore predilezione all’allineamento con le tendenze allora provenienti dai paesi fiamminghi che, accordate a suggestioni vandychiane, trovarono terreno fertile soprattutto nella città di Genova.
Il presente dipinto si figura come felice parentesi ornitologica, sintomatica dell’abile perfezionismo dell’artista nel ritrarre specificatamente ogni animale. Una sottile pigmentazione tratteggia di fini lumeggiature le singole piume dei volatili, ravvivati da un occhio eccezionalmente brillante e vivo. Oltre al gallo domestico al centro della composizione la cui razza è riconoscibile nel “Livorno collo d’oro”, dotato di fiammeggianti bargigli e cresta del tipo detto a garofano, è possibile distinguere un germano reale - nella papera dalla testa verde scuro con collare bianco, nonché galline comuni, una gallina nera padovana nell’esemplare con copioso ciuffo chiazzato di bianco sul capo e piume moscate, e anche piccioni di vari sottotipi sul lato destro del dipinto.
Consonanze tipologiche e progettuali consentono di avvicinare il presente artista alla cerchia di Pietro Neri Scacciati. Figlio del pittore di fiori Andrea, Pietro si specializzò nel ritratto di animali; le sue nature vive, recentemente oggetto di approfondito studio da parte della Simari, sviluppavano accademicamente i dipinti di Bartolomeo Bimbi, altro noto animalier. Scacciati seppe fondere l’acutezza scientifica con cui ritraeva gli animali, tratti veristicamente da viventi oppure, se nelle specie rare, da imbalsamati, con una vezzosa finalità decorativa. Questa contemporaneità di intenti si ravvede anche nel presente dipinto, in cui è osservabile, inoltre, quella tipica montagna piramidale, sullo sfondo, che costituì una firma per immagine dello Scacciati. Si raffronti in particolare il presente dipinto con Uccelli da cortile e pappagallo in un paesaggio (Museo della Natura Morta della Villa Medicea di Poggio a Caiano) dello Scacciati, di evidenti assonanze figurali. Concepito con pendant, il dipinto succitato venne commesso allo Scacciati, molto probabilmente, dallo stesso granduca mediceo Gian Gastone, una volta esclusa, per motivi documentari, l’ordinazione da parte di Anna Maria Luisa de’ Medici. Si consideri altresì Uccelli in un paesaggio con fontana della medesima collezione, sempre eseguito dallo Scacciati, di ariosità compositiva pari al presente.
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