Busto di Galileo
Marmo bianco, alt. cm 15
Su base in marmo rosso, cm 24 x 14 x 11 (complessivamente)
Raffigurante il fisico e astronomo italiano Galileo Galilei questa piccola statua si inserisce nel culto dei busti di uomini illustri.
Nato a Pisa il 15 febbraio 1564 da famiglia di antiche origini ma mezzi modesti, Galileo Galilei confutò per primo la legge aristotelica secondo cui il moto dei corpi è determinato dalla loro natura, per cui un oggetto pesante cade per esempio più velocemente di uno leggero, fatto ovvio osservando una pietra e una piuma. Alla morte del padre nel 1591, su Galileo piombò la responsabilità di provvedere a fratelli e sorelle; venne lui offerto un prestigioso incarico all’università di Padova, nella Repubblica veneta. È in questo periodo che si avvicina a Keplero e aderisce alla teoria copernicana delle idee. Nel luglio del 1609 Galileo sentì parlare a Venezia di un’invenzione olandese che serviva per osservare gli oggetti da lontano. In un giorno appena ne costruì un prototipo che mostrò all’entusiasta Senato veneziano. I notabili della Serenissima gli offrirono un posto a vita a Padova, remunerato con mille fiorini all’anno. Lì lo scienziato fabbricò varie lenti e diversi “cannoni occhiali”, come si chiamavano allora, che utilizzò per osservare il cielo scoprendo, tra il 1609 e il 1610, i quattro maggiori satelliti di Giove, la natura rocciosa e irregolare del suolo lunare, le fasi di Venere e le macchie solari. Ma la fama lo indusse a un errore: iniziò a difendere il sistema copernicano, e gli invidiosi insorsero. Nel 1615 il frate domenicano Tommaso Caccini andò a Roma per denunciare al Santo Uffizio la pericolosità delle teorie di Galileo. Fra le prove, la copia di una lettera dello stesso scienziato con due frasi giudicate incriminanti in quanto contraddicevano le Sacre scritture: «La Terra non è il centro del mondo, né immobile, ma da sé si muove» e «il Sole è [...] del tutto immobile». Galileo fu quindi accusato di eresia e condannato, e per salvarsi da morte certa abiurò.
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