La scultura è credibilmente identificabile con il marmo "La toilette della maschera" inviata a Brera nel 1870, pur se l'opera reca la data 1871 probabilmente apposta in fase successiva.
Il marmo rispecchia le tendenze proprie della scultura lombarda, orientata verso una ricerca in cui l'autore tende a coniugare il bello ed il vero.
I quali altro non sono se non quei valori in cui l'emergente borghesia milanese amava riconoscersi apprezzando un prodotto che doveva essere anzitutto funzionale al nuovo establishment politico-economico e rispondente, pertanto, più che ad un interesse e ad un impegno culturale, al più rassicurante criterio del gusto; un gusto nè retorico nè aulico e, in quanto tale congeniale alle richiesta della committenza borghese e quindi adatto ai suoi salotti cui era appunto destinato.
Determinanti in tal senso dovevano risultare le eccellenti qualità formali, affidate ad un'esecuzione plastica in cui le preziosità stilistiche si accompaganvano ad una ricercata raffinatezza, ad un'elaborata levigatezza ed a magistrali rifiniture, sapientemente esaltate dal valore dato dalla luce.