Contadino con zappa
Olio su tela, cm 86 x 69
Con cornice, cm 108 x 90
La descrizione realistica, scevra da ogni idealizzazione, di quest’uomo, probabilmente un contadino come si evince dagli abiti sgualciti che indossa munito di pala o zappa, rimanda a un filone pittorico che iniziò a svilupparsi nel Seicento arrivando alla sua massima espressione nel secolo successivo.
Si trattava della tendenza di rappresentare, con grande attenzione al vero, gli strati sociali più bassi, dai contadini ai mendicanti, spesso ripresi nelle loro attività quotidiane. Alle volte tali soggetti potevano essere veicolo di significati allegorici e talvolta, come nel caso in esame, gli artisti non mancavano di tracciarne il profilo psicologico, intessendo con lo spettatore un rapporto di compartecipazione emotiva. Questo filone pittorico prese le mosse da Michelangelo Merisi detto il Caravaggio che, con tono dissacrante, soleva inserire nell’episodio religioso le persone più umili, raffigurate con un’aderenza alla realtà del tutto lontana dall’idealizzazione accademica. Come è noto, Caravaggio non ebbe una vera e propria scuola ma molti furono gli artisti da lui strettamente influenzati. Tra questi si ricorda Jusepe de Ribera, detto anche lo Spagnoletto per via delle sue origini e alle cui opere potrebbe aver guardato l’autore del dipinto in esame, che mostra il soggetto a mezzobusto e calato nella penombra. La matrice napoletana del dipinto, pienamente confermata dal particolare sfaldato emotivo che permea la tela, allude allo stesso tempo alle soluzioni del cosiddetto Maestro dell’Annuncio ai Pastori, attivo nel territorio partenopeo attorno alla prima metà del Seicento. L’artista, che deve il proprio nome all’omonimo dipinto oggi custodito presso il museo di Birmingham, incontrò la notorietà per il marcato utilizzo del chiaroscuro, tenebrosamente adagiato sui figuranti e non più squarciato da una luce direzionale come nel Caravaggio.
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