Coppia di dipinti raffiguranti Capricci Architettonici
Olio su tela, cm 135 x 183, senza cornice
Le due grandi e pregevoli tele raffigurano due capricci architettonici, con scorci di colonnati ed edifici ad arcate, animati da figure. Le composizioni si caratterizzano per l’armonia con cui il pittore introduce i fastosi monumenti architettonici, gli specchi d’acqua, gli edifici in lontananza e gli scorci di paesaggio. Domina una cromia giocata sui toni di marroni e ocra che si staglia sul cielo azzurro, segnato da qualche nuvola di vapore. Anche l’inserimento delle figure per vivacizzare le vedute architettoniche si pone in equilibrio con l’insieme.
Il capriccio architettonico, genere artistico che si fa strada nella pittura italiana a partire dal XVII secolo, è caratterizzato dalla raffigurazione di architetture fantastiche o invenzioni di tipo prospettico, talvolta combinate con elementi tratti liberamente dalla realtà. Le due tele sono un esplicativo esempio di questa tipologia e presentano un notevole interesse artistico.
La notevole qualità pittorica emerge sia dalla composizione d’insieme che dal modo in cui l’artista descrive le vedute con grande attenzione ai dettagli, alle lumeggiature e al ricercato, perfettamente realistico, chiaroscuro.
Altrettanto si deve riconoscere per le figure: queste sono descritte con una sapiente pennellata, tocchi veloci e rapidi restituiscono il dinamismo dell’attimo che viene colto, come se il tempo si fosse fermato per mostrare e narrare quanto sta avvenendo.
Il dipinto di destra raffigura un grande edificio barocco in pietra e lastronato con marmi, a due piani, con facciata mossa, grandi colonnati con colonne corinzie, un grande portale con una scalinata a ampie pedate, una balaustra marcapiano, dalla quale si affacciano alcune figure, e due monumenti equestri in bronzo. Il fastoso edificio affaccia su una grande vasca d’acqua, con una fontana zampillante, attorno alla quale siedono alcuni personaggi. In secondo piano è descritto un palazzo bianco dal quale si innalza una torre coronata da una struttura a loggia in ferro battuto. Ancora oltre si vede un ponte e alcune rovine architettoniche dietro alle quali sfumano verso l’orizzonte alcuni rilievi montuosi.
Sulla scalinata è descritta una scena particolare. I personaggi, abbigliati secondo la moda, sembrerebbero far parte di un racconto ben preciso. Una donna, all’ombra di un parasole sorretto da un servo, parrebbe cacciare fuori dal palazzo un uomo, il quale, preso sotto braccio da due fanciulle con piglio determinato, è condotto verso un’imbarcazione.
La scena potrebbe essere indentificata con l’episodio biblico della parabola del Figliol prodigo (Vangelo secondo Luca 15,11-32), nel m
omento in cui il figliol prodigo viene derubato e cacciato dalle meretrici. [...]
Il secondo dipinto, certamente pendant del primo, raffigura un palazzo simile, con alcuni personaggi affacciati sulla balaustra marcapiano e altre figure attorno alla grande vasca quadrilobata. In primo piano è descritto un monumento con due grandi sculture in pietra. In lontananza alcuni elementi architettonici e, oltre, le montagne si perdono all’orizzonte.
Gli studi relativi ai numerosi pittori di vedute e capricci architettonici, attivi in Italia, e i documenti archivistici ritrovati, che potrebbero meglio chiarire committenze, biografie e opere certe, sono scarsi e sporadici. Pertanto si incorrono ancora molte difficoltà nella ricostruzione di un catalogo di opere autografe per ogni autore. Attraverso dipinti presenti in collezioni private, in musei e quadri passati sul mercato antiquario è tuttavia possibile avanzare delle attribuzioni al fine di delineare al meglio le varie figure artistiche.
Lo stile delle opere qui oggetto di studio conduce a una datazione che scorre tra il XVII e il XVIII secolo, con evidenti influenze dettate dalle prospettive dei fratelli Galli Bibiena. L'analisi delle architetture e della tavolozza cromatica suggerisce di trovarci al cospetto di un autore nord italiano e di area veneta. Osservando le decorazioni e le volute, la luminosità e la disposizione prospettica infatti, riscontriamo diverse analogie con quelle utilizzate dal pittore vicentino Francesco Aviani, eccellente nella prospettiva pittorica e nelle vedute architettoniche.
Il profilo biografico di Francesco Aviani (Vicenza, 1662-1715) è stato essenzialmente tracciato nel 1956 da Andreina Ballarin, poi reindagato da Federica Spadotto nel 2014 e da Giancarlo Sestieri nel 2015. I documenti certi sulla sua vita sono scarsi, come altrettanto le opere documentate.
Nasce a Venezia, molto probabilmente il 25 novembre 1662, da Bernardo e da una Maddalena di cui non si conosce il cognome, ed è battezzato il 3 dicembre 1662. [...]
Nelle opere di Aviani è possibile riscontrare una certa cognizione del filone codazziano romano della seconda metà del Seicento e dei suoi primi sviluppo settecenteschi, sviluppati con il Locatelli, il Pannini e il meno noto Domenico Roberti. A Roberti sono state recentemente attribuite due opere che presentano alcune affinità compositive con le tele in oggetto. Altrettanto si può avanzare per un’opera, presente sul mercato antiquario, attribuita a Pietro Francesco Garola da Giancarlo Sestieri.
Queste considerazioni sono indicative del gusto diffuso in Italia per questo tipo di soggetti e, altrettanto, delle difficoltà attributive che insorgono a causa della scarsità di documenti certi sul percorso artistico di questi artisti che, seppur per molto tempo posti in ombra, oggi sono tornati ad essere molto apprezzati e rivalutati dalla cristica e dai grandi collezionisti.
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