"Pietro Longhi (Venezia 1701 - 1785) cerchia di"
Pietro Longhi (Venezia 1701 - 1785) cerchia diIl risveglio della dama
Olio su tela
72,5 x 56 cm
La tela riprende un'opera di Longhi molto amata e replicata. La versione autografa a San Pietroburgo era di proprietà del duca di Leuchtenburg, poi del principe Demidoff a Firenze, poi ancora di proprietà di Matilde Bonaparte a Enghien e venduta nel 1952 presso la casa aste Parke-Bernet, sino a giungere negli anni '70 del XX secolo presso la collezione Hope di Springfield Gardens negli USA. I disegni preparatori sono conservati al Museo Correr di Venezia, infine fu incisa da Charles Joseph Flipart. Una replica dell'opera in esame è conservata presso le Gallerie d'Italia a Palazzo Leoni Montanari di Vicenza.
Pietro Longhi ha il grande merito di averci raccontato, grazie alle sue opere, la vita a Venezia nel Settecento. L’artista, in effetti, seppur sia partito ispirandosi alle incisioni francesi che raccontavano la favola lussuosa della nobiltà d’oltralpe, è stato in grado di trasmettere con l’obiettività di un cronista i vizi e le virtù di una città, di uno stato, di una civiltà oramai giunta al capolinea della sua millenaria storia. Il suo innovativo e originale apporto artistico riscontrò un alto gradimento, tant’è che molti colleghi, sia conterranei che foresti, si dedicarono a seguirlo ed imitarlo. A Venezia troviamo il grande Francesco Guardi che spesso dipinse interni di gusto longhiano (si veda lo studio specifico Francesco Guardi e Pietro Longhi a cura di Filippo Pedrocco in I Guardi - Vedute, capricci, feste, disegni e quadri turcheschi - a cura di Alessandro Betagno, Saggi Marsilio 2006) come del resto fece il fratello Gianantonio come dimostrano le opere conservate al Museo del Settecento di Cà Rezzonico a Venezia (si veda Il parlatoio e il Ridotto, nuove proposte e vecchi dilemmi in Francesco Guardi a cura di Dario Succi, Silvana Editore). Nel medesimo ambito troviamo diversi pittori di estrazione veneta: gli enigmatici Maestro del Ridotto e Maestro dei Riflessi, Andrea Pastò, Giuseppe de Gobbis e il veronese Andrea Boscarati. Infine non va sottaciuta l’opera del romano Lorenzo Gramiccia che giunto in laguna, via Bologna, nel 1765 si prestò, oltre che alla pittura religiosa, a soddisfare l’abbondante domanda di pittura di gusto longhiano presente in città e non solo.