cm 48 x 38
firmato in basso a destra “G. Costetti” e datato a sinistra “1923”
Giovanni Costetti nasce a Reggio Emilia nel 1874. Manifesta fin da subito abili capacità, ma si dimostra insofferente all’ambiente accademico. Effettua poi un viaggio a Torino dove visita la Galleria dell’Accademia Albertina e si interessa alla pittura degli artisti contemporanei come Antonio Fontanesi. Sempre nella città sabauda effettua il servizio militare, per poi trasferirsi in Svizzera a Berna dove conosce Hodler che lo inizia al linguaggio simbolista.
Nella capitale trova un clima culturale molto ricco che ruota intorno al circolo di “In Arte Libertas” guidato da Nino Costa e Giulio Aristide Sartorio, punto di riferimento nella pittura di Giovanni Costetti, che studia infatti gli artisti tardomedievali e rinascimentali, ma anche le opere di Dante Gabriele Rossetti e Pierre Puvis de Chavannes.
A Firenze invece conosce Ardengo Soffici, Giuseppe Graziosi, Umberto Brunelleschi e Armando Spadini che solitamente si riuniscono al Caffè Gambrinus. Grazie all’amicizia con questi artisti tiene la sua prima personale nel 1899 a Firenze esponendo una serie di disegni ispirati al Rinascimento.
Nel 1900 l’artista parte alla volta di Parigi dove approfondisce la componente simbolista disinteressandosi completamente alla ricerca impressionista, restando soprattutto affascinato dalla pittura di Paul Cèzanne.
Nel 1902 partecipa al concorso Alinari per la realizzazione delle illustrazioni di una nuova edizione della Divina Commedia, non risultando però vincitore. L’anno successivo esordisce alla Biennale di Venezia. Le opere di questo periodo risentono molto dell’afflato preraffaellita ma anche del simbolismo di Arnold Böcklin, attraverso una maniera che lui chiama “veneta”, rievocando la pittura di Giorgione e Tiziano.
Tra il 1905 e il 1906 realizza una serie di “grotteschi” in cui racconta una società emarginata in una polemica antiborghese seguendo uno stile nordico.
Negli anni Dieci, dichiarandosi deluso dai movimenti artistici di quegli anni, si chiude in un isolamento a Settignano, avvicinandosi però a Firenze ad un circolo di personalità interessate alle filosofie mistiche in cui viene introdotto da Arrigo Levasti. Nel 1910 stringe anche amicizia con Gustavo Sorni, collezionista di Cézanne. Da questo momento in poi gli stilemi simbolisti e mistici si fondono sempre di più con il tratto duro cézanniano e il cromatismo fauves.