La produzione di quel periodo è composta essenzialmente da ritratti di aristocratici liguri, di cui sfortunatamente è spesso difficile risalire al nome. Come ricorda Bodart, van Dick dettò e impose un modello estetico dominante che sarà ripetuto da altri pittori genovesi per gran parte del secolo, ma senza purtroppo tenere libri contabili o altri scritti che ci possano oggi aiutare a conoscere le identità dei personaggi ritratti. E' quindi praticamente impossibile, salvo alcuni rarissimi casi, dare un nome ai volti dei ritratti vandickiani. Inoltre la sua velocità di esecuzione lo porta, in certi casi, a presentare effigiati molto simili tra di loro. Nel caso specifico qui presentato vengono ravvisate forti affinità, sia per la qualità di esecuzione che per le modalità di rappresentazione, con tre dipinti eseguiti nello stesso periodo: Il Ritratto di Lui van Uffel (New York, Metropolitan Museum of Art), Il ritratto di François Duquesnoy (Bruxelles, Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique) eia Doppio ritratto dei fratelli Lucas e Cornelis de Wael (Roma, Pinacoteca Capitolina), tutti e tre molto affini al Ritratto di patrizio genovese.
L'efficacia psicologica e il contrappunto dei colori e dei riflessi di luce utilizzati lo rendono senza dubbio un dipinto di altissima qualità e di grande interesse.