Firmato e datato sulla base.
L'opera è in ottime condizioni
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A undici anni resta orfano e insieme al fratello Vittorio porta avanti l’attività paterna come marmista.
Studia all’Accademia Carrara di Bergamo come allievo di Ponziano Loverini (del quale sposa, nel 1922, la figlia Antonietta) ricevendo diversi premi e menzioni onorevoli. Nel 1906 vince una borsa di studio che gli dà la possibilità di frequentare la Scuola Libera di Nudo di Roma allievo di Ettore Ferrari. Nel 1908 torna a Bergamo e comincia ad esporre regolarmente alla mostre della Carrara e del Circolo Artistico. Esegue diverse opere per monumenti e chiese bergamasche. Nel 1920 partecipa alla mostra d’Arte Sacra a Venezia e nel 1922 alla IV Triennale. Intanto espone in diverse gallerie bergamasche e milanesi quali: la Galleria Micheli di Milano, la Galleria Permanente di Bergamo, la Galleria Ranzini di Milano. Nel 1948 partecipa alla prima Mostra nazionale d’arte Sacra a Bergamo.
Rimase per tutta la vita fedele ai suoi insegnamenti, ignorando le nuove tendenze. Nel suo studio, in cui si leggeva il motto “ars longa vita brevis”, come ricorda il suo biografo “lo si osservava con le mani in continuo movimento mentre si agitava davanti alla creta o alla tela, con quella barbetta a punta e con quegli occhi inquieti come il suo temperamento, occhi che sfavillavano nell’esternare il tormento e l’ansia di tradurre in viva realtà l’ispirazione che gli fermentava nel cervello”. Si ispirò soprattutto alla poesia della maternità, con suggestive “sanguigne” e bianco-neri. Si citano fra essi i cicli di ultima produzione: La madre; La poesia della culla; I primi vezzi; scene per lo più avvolte in penombre silenziose e mistiche.