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firmato in basso a destra
Esposizioni: Abraham Mintchine “L’angelo perduto di Montparnasse”, Artisti russi e dell’Est a Parigi, opere dal 1925 al 1962 (Bergamo, Galleria Michelangelo, Galleria d’arte Due Bi, 03.04-09.05.2004)
Pubblicazioni: Abraham Mintchine “L’angelo perduto di Montparnasse”, Artisti russi e dell’Est a Parigi, opere dal 1925 al 1962, a cura di R. Bellini, Bergamo, Galleria Michelangelo, 2004, p. 58
Adolphe Milich comincia a dipingere già dall’età di tredici anni. Il padre, commerciante, perde tutto in un incendio e per mantenere la famiglia è costretto ad emigrare a Lodz dove fa l’insegnante. Dal 1902 al 1904 Milich si trasferisce prima a Varsavia e poi a Monaco dove studia alla Scuola di Belle Arti seguendo, dal 1903, i corsi di Frantz Von Stuck. A Monaco conosce Jules Pascin, allora disegnatore di Simplicissimus, che gli consiglia di andare a Parigi. Milich è invece più attratto dall’Italia e parte per Roma, spostandosi a Firenze e a Venezia. Per vivere esegue disegni che cede ai colleghi i quali li vendono con il loro nome.
Nel 1909 trascorre qualche mese a Parigi dove frequenta l’Atelier Castelucho. Studia i grandi maestri e disegna le sculture antiche. Nel 1910 è al Museo del Prado a Madrid per copiare le opere di Velasquez e di Goya per un collezionista tedesco. Tornato a Roma nel 1911, acquista notorietà come ritrattista della mondanità e nel 1915 parte per Lugano. Rientrato a Parigi nel 1920, si stabilisce a Montparnasse, entrando a far parte del gruppo d’artisti dell’Ecole de Paris. Nelle opere di Milich nulla si ravvisa della terra d’origine, nemmeno l’angoscia e l’inquietudine così frequentemente ravvisabile nelle tele di molti dei suoi compagni. Al contrario, i suoi dipinti sono caratterizzati dall’ordine e dalla sobrietà, tipici della pittura francese, e pervase da un senso poetico che ha le sue origini nella forte passione per la musica. Per Milich l’oggetto ricopre un ruolo di primo piano, come egli stesso dirà nel 1941 al critico Waldemar George: “… io non posso ammettere che all’oggetto si faccia giocare un ruolo di secondo piano, che si tratti alla stessa stregua una mela o un corpo umano senza correre il pericolo di diventare una macchina…”. Espone al Salon des Indépendants, al Salon d’Automne, al Salon des Tuileries. Spirito solitario, lo si vede spesso al Louvre perché, sebbene seguace della modernità, è consapevole di quanto la pittura classica sia importante per raggiungere la purezza di stile. Tra gli artisti contemporanei ammira profondamente Paul Cézanne. Esegue, infatti, alcune nature morte sulla base delle opere del maestro di Aix, studiandone l’inquadratura dei piani d’appoggio e i contorni neri che anticipano il “cloisonnisme”. Fino al 1927 trascorre l’estate a Sanary e nel 1931 è a La Ciotat. Nel 1929 ha luogo la sua prima personale alla Galerie Marcel Bernheim di Parigi. Nel 1932 il Musée des Beaux-Arts di Zurigo allestisce una mostra in suo onore, ripetuta una seconda volta nel 1939.
Collezionista d’arte, s’interessa alle opere di Degas, alle sculture di Charles Despiau e di Jacob Loutchansky. Nel 1934 il Musée Jeu de Paume di Parigi acquista alcune sue tele che sono esposte nella Grande Salle. Nel 1937 riceve la medaglia di bronzo all’esposizione Internazionale di Parigi e l’anno seguente partecipa all’esposizione di Stato degli artisti polacchi all’estero, svoltasi in diverse città: Atene, Bucarest, Belgrado e Budapest. Lo stesso anno è presente alla Mostra d’Arte Contemporanea Franco-Britannica che ha luogo nelle città australiane Adelaide, Melbourne e Sidney. Nel 1940, durante la guerra, Milich si rifugia a Saint-Tropez dedicandosi all’acquerello; nel 1942 raggiunge Zurigo e poi Lugano prendendo la nazionalità svizzera. Alla Liberazione torna a Parigi e nel 1951 viaggia in Israele dove dipinge molto e organizza un’importante mostra al Museo di Haifa. Continua a dipingere fino al 1964, anno della morte. Nel 1966 la città di Lugano apre un Museo a lui dedicato con sede a Villa Ciani.
Buono stato di conservazione
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